REFIBER presenta con una tavola rotonda i risultati della sua ricerca alla fiera internazionale Ecomondo 2023 a Rimini

Autore

Il parco nautico italiano delle unità da diporto registrate conta quasi 85.000 unità, di queste ogni anno ne vengono cancellate dai registri ufficiali, in media 1000 (negli ultimi dieci anni sono state circa 10.000 le unità cancellate) che sono quindi ragionevolmente giunte a fine vita, ma solo una minima percentuale è stata gestita in modo corretto. Lo smaltimento è quindi un problema spesso trascurato che ha un enorme impatto ambientale in quanto ad oggi in Italia non esiste ancora un consolidato modello di riciclo, ma bensì quasi esclusivamente l’opzione del conferimento in discarica. A tutt’oggi non esiste una dismissione strutturata degli scafi delle imbarcazioni da diporto.

Da questa esigenza nasce quindi REFIBER, il primo programma italiano per la gestione delle imbarcazioni da diporto a fine servizio, che punta a creare centri di raccolta dove sarà possibile trattare i flussi di materiali derivanti dallo smantellamento degli scafi, con particolare riferimento alla vetroresina, un materiale molto resistente composto da più strati composto da plastica e vetro, che con il 60% del peso totale rappresenta la frazione più difficile da trattare. Indispensabile quindi progettare una filiera industriale che affronti, trasformandolo, l’intero processo che va dalla costruzione al trattamento, fino al riciclo e allo smaltimento della vetroresina con cui sono state realizzate le barche di piccole e medie dimensioni.

REFIBER, prevede un’ampia partecipazione di istituzioni pubbliche e di operatori privati localizzati lungo l’intera filiera. L’analisi tecnologica fin qui svolta ha individuato tre possibilità di riutilizzo. Una prevede la triturazione e una lavorazione a freddo che permetterebbe di realizzare dei manufatti come pianali, per esempio per l’arredo bagno o per le cucine. Un’altra possibilità è produrre energia per creare del carbone attivo utilizzabile nei filtri industriali. Infine, la più sfidante: con un processo termochimico, dopo essere sminuzzato, recuperare nuovamente la resina vergine e la fibra di vetro.

Un modello di gestione che il programma sta analizzando è quello dell’EPR-Extended Producer Responsibility: “REFIBER vuole dare una risposta concreta ai problemi ambientali ed economici connessi alla dismissione (legale e non) di scafi in vetroresina per i quali non esiste ancora un modello strutturato di smaltimento e offrire nuove opportunità di mercato agli operatori del settore – spiega Marcello Guaiana di Area Science Park. Proponiamo di applicare la policy della Extended Producer Responsibility (EPR) per la gestione delle imbarcazioni dismesse. Tale policy è stata già applicata in Italia e all’estero con successo nella gestione del fine vita di altri prodotti. Lavoriamo – conclude Guaiana – per stimolare la redazione di un quadro normativo basato sull’Extended Producer Responsibility con un approccio che possa rappresentare e tutelare l’interesse delle parti coinvolte e contribuire a risolvere la grave questione ambientale”.

Altri approfondimenti

Casi di Studio recenti